transizione

Ci fosse stata una solida ragione,

un puntello logico,

un sostegno alla certezza di non essere nell’ eterno transitare.

Non c’era, e per questo, abbiamo accumulato oggettività fugaci,

costellato di specchi le pareti,

e ci siamo additati, con pacche sulle spalle, allegri,

riconoscendo le solidità apparenti,

sicuri d’esser vivi nel tempo che per noi faceva.

E come in un lampo, che pur pesa agli occhi, 

ci siamo trovati carichi di passato non cucito,

vestiti dei brandelli che avevano molto promesso.

E oggi, che le cose con noi sono invecchiate,

senza fedi dovremmo santificare il grigio,

riconoscerne la capacità di contenerci,

e con le dita addolcire gli spigoli per osservar la polvere,

che posa sui nostri piedi,

e su quel solido che tanto abbiamo amato. 

Conoscitori di lampi, 

adoratori d’intelletto, 

abbiamo evitato il colore della modestia,

che è difficile nel suo certificare il tempo,

le siamo sfuggiti, certi di solidità apparenti, 

finché, stanchi, abbiamo reso malfermo e incerto il passo.

Sappiamo ora, che non è la velocità a salvarci, 

ma la vista lenta che le cose scava, 

e ne estrae il colore solido e grumoso

per restituirle a noi, beffarda,

il tanto di chi sa che transitare è condizione d’essere.

6 pensieri su “transizione

  1. scrivi in modo che considero a volte criptico, ma sempre geniale. Non tutto si coglie, ma non importa. Forse ognuno ci vede il suo, ma forse è questo lo scopo, tanto più nella poesia. Grazie

  2. Hai ragione Federica, seguo più una chiarezza interiore che comunicativa. Almeno negli spazi che considero più personali. Nelle mie parole ciascuno può trovare quello che crede, anche il nulla. Se a volte si riallacciano a qualcosa ecco che per me accade una magia: vite distanti si riconoscono. Ed è tutto quello che vorrei. Grazie per la tua attenzione assai gradita.

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